Zucchero, custode della Pianura Padana.

Zucchero, custode della Pianura Padana.

Sono stata ieri sera all’Arena di Verona a riascoltarlo. Non era la prima volta e, al di là degli indiscutibili giudizi artistici – i miei positivi, ovviamente – su di lui, la sua band e lo spettacolo, ho finalmente messo a fuoco perché Zucchero è, a tutti gli effetti, il perfetto custode della Pianura Padana.

  1. La gioia semplice del divertimento.
    Diverte e fa divertire. Le melodie e i ritmi rock-blues padani si fondono con sonorità funky e caraibiche. È il sogno che esplode, come quando qualcuno porta al bar del paese le foto del suo viaggio a Cuba: mondi diversi che si incontrano, restando comunque a casa.

  2. L’amore per le donne.
    Ama le donne in senso pieno. Non sono una postilla, ma protagoniste. Dalle partigiane alle nonne, passando per gli amori, le voci, i corpi che ballano sotto il palco. Con Zucchero le donne sono radici e futuro, quotidiano e mito.

  3. L’osteria come filosofia di vita.
    Godereccio, conviviale, legato alla cultura del buon cibo e del buon bere. Una visione che rimanda subito alle osterie padane, a quel culto della tavola che ha reso queste terre una delle food valley (per dirla alla Tamani) d’Italia. Ironia, piacere, la capacità di saper godere il buono della vita.

  4. Le malinconie.
    Profonde, graffianti, sacre. Un rispetto autentico per il dolore e la tristezza, che non annientano ma elevano. Sono le malinconie della nebbia, dei campi silenziosi, dei ricordi che graffiano ma sanno anche scaldare.

  5. L’identità.
    Il rispetto per radici, terra, tradizioni, storie, personaggi: con ogni brano Zucchero restituisce il senso pieno della Pianura Padana. È un modo di sentirsi a casa, anche solo con le prime note di una canzone.

Solo una sana e consapevole libidine – anche padana – ci salverà.
Grazie, Zucchero.

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